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In un’epoca in cui ogni esca deve essere “realistica” e “hi-tech”, c’è qualcosa che sembra sparito dalle cassette di molti pescatori: l’ondulante. O spoon, come lo chiamano gli esterofili.
Eppure, se guardiamo indietro, quando ancora non c’erano softbait profumate, jerk custom o swim da un milione di dollari, noi pescatori di predatori usavamo gli spoon.
Erano i primi oggetti artificiali che somigliavano vagamente a un pesce. Metallo piegato, qualche vibrazione, e via: il luccio partiva.
Funzionavano. Funzionano ancora.
Lo spoon è la base, la madre di tutte le esche artificiali: semplice, brutale, primordiale.
Quando tutto fallisce, un vecchio ondulante tirato fuori dal fondo della borsa fa ancora il miracolo.
E chi ha iniziato con questi pezzi di metallo lo sa, anche se oggi si preferiscono esche più "instagrammabili".
Il luccio è un predatore antico, progettato per uccidere. Ha una vista sviluppatissima, sensori di vibrazione lungo la linea laterale e un cervello che risponde a due comandi primari: preda in difficoltà = attacca.
E cosa fa uno spoon in acqua? Esattamente questo.
Quando nuota, l’ondulante genera flash intermittenti e vibrazioni non lineari, che simulano perfettamente il movimento scoordinato di un pesce ferito.
Non è elegante, non è raffinato: è istintivo. E il luccio ci casca.
Anche con acqua velata, luce scarsa o pesci apatici, lo spoon comunica sul “canale giusto”.
Non serve essere realistici quando puoi essere provocatore.
Il bello? Non c’è un momento dell’anno in cui non possa funzionare.
Con il freddo è perfetto per un recupero lento e ipnotico.
In primavera, usato a jerkate secche può scatenare attacchi furiosi.
In pratica: se lo spoon fosse un genere musicale, sarebbe Punk Rock.
Diretto, ruvido, senza troppi fronzoli.
E il luccio… beh, è un tipo da pogo.
Hai presente quella volta in cui stavi per rimettere tutto nello zaino e andartene, perché “oggi non mangia niente”?
Poi, quasi per scherzo, monti quello spoon mezzo graffiato, con la vernice mezza saltata, e fai un lancio svogliato.
Tre giri di manovella. BOOM. Pesce.
È sempre così.
Il bello degli spoon è che sembrano tutti uguali… finché non li usi davvero.
Uno curvato tanto, largo come una patatina, parte a danzare appena giri la manovella del "mulo".
Si muove lento, largo, sbandando come un pesciolino ubriaco.
È poesia pura per il luccio che pensa: "È spacciato! Lo mangio".
Lo recuperi piano, lo lasci affondare, e lui ondeggia "a foglia morta".
Poi ci sono quelli più piatti, stretti, affilati. Sembrano lame.
Che tagliano l’acqua dritti e cattivi.
Quelli li lanci lontano, magari con un bel mulinello round profile carico di trecciato serio, e vai giù.
Laghi profondi, dighe, buconi… posti dove il luccio è giù in fondo, ad aspettare la sua occasione.
Qui serve il recupero frenetico, jerkate a scatti, cambi di ritmo.
Lo spoon brilla, vibra, scappa. E lui parte.
Ami fare “stop & go”? Tocca il fondo? Strappetto secco e via di nuovo.
Se c’è corrente? Lascia che sia lei a dargli vita, tu pensa solo a non perdere il contatto.
Gli spoon sono maestri in questo Teatro.
E poi ci sono i pesi: da 10 grammi a veri mattoni da 60.
Leggeri per la pesca a vista nei canneti, pesanti per bucare vento, distanza e profondità.
Anche da vertical fishing fanno il loro dovere: scendono come proiettili e risalgono con un guizzo, pronti a prendersi la "tuonata" improvvisa.
In un mondo di esche iperrealistiche, materiali spaziali e nomi sempre più aggressivi, lo spoon rimane lì.
Semplice. Essenziale. Letale.
Non è vecchio. È classico.
Come quel primo luccio preso a spinning che ancora ti ricordi meglio di certe cene di Natale.
Lo spoon ti perdona gli errori, lavora anche quando hai le mani fredde, e non ha bisogno di tutorial su YouTube.
Gli basta toccare l’acqua per iniziare il suo show.
E il luccio lo sa. Lo sente.
Quindi, la prossima volta che esci, infila uno spoon nella tua scatola.
Anche solo uno. Quando le esche “cool” falliranno, lui sarà lì. Pronto.
Lo spoon non ha bisogno di essere moderno.
Gli basta essere se stesso.
Un pezzetto di metallo col potere di far partire un missile verde da sotto un ramo.
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