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Un giorno ero a pesca con un amico. Di quelli che il jig non lo usano... lo venerano!
Io stavo smanettando con il mio solito soft shad innescato a texas, mentre lui continuava a infilare quel coso con lo skirt sotto ogni frasca, ramo e struttura.
A un certo punto, lo guardo e gli dico:
“Ma non ti annoi? Sempre sto jig, lento, fermo, noioso... io tutte le volte che lo uso non lo sento in canna, non capisco mai quando sono in pesca.”
Lui si gira, sorride e mi risponde come se stessi bestemmiando:
“Il jig noioso? Ma guarda che è la pesca più dinamica che c’è.
Devi leggere la cover, trovare l’angolo giusto, flippare preciso, magari skippando che ti dà un sacco di soddisfazione.
E poi tenerlo lì… immobile, ma vivo. Se lo fai bene, il bass non lo sopporta e si fionda sopra!”
Quel giorno io ho cappottato, e lui ha preso due bass usciti da copertine di Bass Master.
Allora mi son detto: "Impara l'arte e mettila da parte".
“We, prossima uscita ti sto davanti: una canna da casting bella fast, innesco il jig e non lo tolgo più.”
È un’esca che ti obbliga a pensare, a leggere l’acqua, a credere che sotto quel ramo possa succedere tutto.
All’uscita successiva ci siamo tornati sullo stesso spot. Stessa ansa, stessa cover intricata.
Ma stavolta ero io col jig in mano. Pinneggiavo davanti, a farmi telecomandare i lanci e i movimenti.
Quel giorno non ho fatto numeri.
Ma ho messo giù il jig sotto una frasca piegata, l’ho lasciato scendere piano…
E al primo sollevamento: botta sorda come se lo stesse masticando.
Ferrata.
Un bass spesso e scuro ha fatto "cantare" il mulinello da casting, rigorosamente da casting
La mia prima vera cattura col jig!
Da lì in poi, ogni volta che vedo una cover scura, stretta, complicata…
Un pensiero fisso: “Qui, ci sta il jig.”
Negli anni ho capito che col jig non si tratta solo di buttare qualcosa sotto un ramo.
È tutta questione di presentazione.
La combinazione tra skirt e trailer fa un’enorme differenza — soprattutto in pre-frega.
Vado scuro: skirt black & blue, magari con qualche filamento viola.
Il contrasto aiuta il bass a "vedere" nella penombra.
Trailer con chele larghe, che:
Trailer compatti: meno resistenza, discesa rapida, meno incastri.
Colori naturali in acqua chiara e cielo limpido:
green pumpkin, brown, watermelon.
Un accenno di rosso? Utile se ci sono uova o insetti in zona.
Un dettaglio? Forse. Ma in pre-frega è proprio il dettaglio che ti fa prendere il pesce che altri nemmeno vedono.
Una cosa che ho imparato con il jig — a volte a mie spese — è che il setup fa metà partita.
All’inizio usavo una qualsiasi.
Poi, dopo l’ennesima ferrata a vuoto:
“Oh, ma cosa stai usando? Una canna da trota?” (Aveva quasi ragione)
Per il cover jig serve:
Io oggi pesco con una 7'2” Heavy Fast: sensibilità, leva e schiena per tirar fuori il pesce dal legname.
Recupero veloce: almeno 7.1:1
Recuperi rapidi e reattività nella ferrata.
Fluorocarbon diretto
perchè?
non ha allungamento e quindi hai ferrate subito pronte
resiste alle abrasioni delle varie cover
e ti fa sentire se il jig tocca, scivola, viene fermato… o viene morso.
In pre-frega, i bass:
devono fare massa corporea
si muovono poco
ma attaccano qualcosa di credibile e invadente
Sta fermo, ma è vivo
Muove acqua
Ricorda alla perfezione i craw come dicono gli americani, i gamberi come diciamo noi, che sono la preda per eccellenza
E pensare che prima non lo calcolavo nemmeno. Mi sembrava lento, noioso, difficile da leggere.
Oggi invece è una delle esche che uso più volentieri.
Perché?
Funziona
È divertente
È un'esca tecnica
E ha mille sfumature da scoprire
Se sei arrivato fin qui...
Forse anche tu stai per passare dalla diffidenza al culto.
E magari, alla prossima uscita, sarai tu a infilare il jig sotto quella cover scura, in attesa della "masticata" sorda che cambia tutto.
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